Descrizione
Il libro è composto da uno sguardo critico su una serie di autori, che, ognuno a loro modo e col proprio percorso, hanno contribuito ad affermare una sostanziale politica della creazione artistica nel segno del culto della forma. I ritratti, invenzioni oggettive del totalmente soggettivo dei cineasti, costituiscono la planimetria folle di un piacere del cinema che dall’opera prima di Kô Nakahira fino allo sperimentalismo metafisico di Akio Jissoji, passando per i nomi maggiori di Masahiro Shinoda, Susumu Hani e Hiroshi Teshigahara, manifesta il segno di un’interpretazione radicale dell’immagine come luogo del visibile e della parola come strumento di un più ampio discorso sulla partecipazione ai destini generali della contestazione sociale.
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